L’educazione non si trasmette con i libri e tantomeno con le prediche
È importante dare ai bambini soprattutto l’esempioMamma, nonna, insulti ad un bambino di colore durante la partita di calcio in oratorio, e la frase razzista: tornatene a casa tua.
Triangolare di calcio a cinque. Terminata la prima partita, in campo vanno altri 10 bambini del 2013, per la seconda partita.
Fallo di gioco?, forse un intervento falloso, fallo che non c’è stato. Il baby calciatore che lo avrebbe subito, ha spiegato, con la sua innocenza di bambino, di esserci finito lui a terra, dopo aver perso l’equilibrio.
Anche se la piccola tribuna non è distante dal campetto in erba sintetica, la mamma e poi la nonna di un bambino, non quello che ha subito il fallo, hanno iniziato a strillare se non a urlare: maleducato, tornatene a casa tua.
Non hanno inteso casa dove abita, ma “copiando” dagli stadi di seria A o B, visto il colore della pelle, nella tua nazione di provenienza.
L’inveire sui bambini da parte di una mamma e di una nonna ha fatto da detonatore.
Parapiglia scoppiato nella piccola tribuna, con gli adulti stranieri furiosi con le due donne. La nonna, poi, per un malore è finita all’ospedale. E dopo l’ambulanza sono arrivate in oratorio anche due pattuglie di carabinieri.
Tutti i genitori e gli accompagnatori, presenti in tribuna, avranno po avuto “ la creanza “ (vecchia parola, ora ai molti sconosciuta) di chiedere scusa ai bambini per quanto è accaduto
Non lo sappiano.
L’hanno fatto, però, le tre società sportive a mezzo l’altoparlante dell’oratorio: le società sportive, non accettando i gesti inqualificabili avvenuti, porteranno sempre avanti nella loro attività sportiva i valori educativi dello sport e, per quanto possa servire, chiedono scusa a tutti i bambini del 2013, partecipanti al torneo, per quanto oggi è accaduto.