Sono una vostra lettrice e vi scrivo per segnalare i disagi che sto avendo da quando sono iniziati i lavori per la metro C. In via delle Tuberose gli operai…
Metro C. Pronti a tornare
Giovedi 8 settembre 2016, mentre leggevo la cronaca de “la Repubblica”, mi sono sorpreso a stupirmi. Poi ho pensato: ma perché quando si tratta di vicende romane provo ancora quel sentimento così rétro, così d’antan, da incoercibili ingenui. Questa auto afflizione mi è stata provocata da un articoletto di Lorenzo D’Albergo in cui si riportava che la linea C della metropolitana, quella da poco inaugurata, rischia la paralisi per usura delle ruote.
Infatti, le ruote dei treni, programmati per resistere fino a un milione di km, dopo appena 150.000 di questi km danno forfait perché sulla linea ci sarebbero delle tortuosità che le sottopongono a un’usura eccessiva. Ciò accade al bivio di Malatesta e alla curva, cosiddetto “racchettone”, del deposito officina di Graniti.
Secondo Roma Metropolitane per risolvere la situazione servirebbero: “una mitigazione dell’usura attraverso una migliore distribuzione delle pastiglie ungi-ruote e la sostituzione dei deviatori di Malatesta. Poi lo studio di una (costosa) revisione strutturale delle geometrie del tracciato per eliminare le curve più strette”. Per ora questi piccoli, si fa per dire, inconvenienti hanno portato a una diminuzione dei treni in esercizio dai 13 già insufficienti a 8.
Questo fatto, anzi fattaccio, si aggiunge alla pluriennale mancanza di adeguata manutenzione sulle linee A e B, degli autobus e tram di superficie e sullo “sfasciume pendulo” del treno per Ostia. Tutte cose che renderanno la vita difficile ai romani nei loro spostamenti sul mezzo pubblico per molto tempo ancora. Sempre che la nuova giunta Raggi riesca, in tempo utile, a uscire dal pallone in cui si dibatte.
Ma qui la metropolitana C non è vecchia, è costata finora più di tre miliardi. Un pozzo senza fondo che emana un putrido fetore di corruzione. Ma chi l’ha costruita e la sta costruendo, – il Consorzio Astaldi, Vianini Lavori (proprietà, insieme a “Il Messaggero”, di Caltagirone) Ansaldo STS, Cooperativa Muratori e Braccianti di Carpi, Consorzio Cooperative Costruzioni sempre pronto a chiedere centinaia di milioni in più per le varianti in corso d’opera – sarà chiamato a risponderne? E gli amministratori politici delle varie giunte succedutesi dall’inizio dei lavori nel 2006, che dovevano sorvegliare e controllare, chiederanno scusa per la loro incompetenza politica? E i loro partiti provvederanno a rimuoverli e a darsi nuovi dirigenti e rappresentanti istituzionali?
Oppure, senza alcuna vergogna, al canto la solita canzone del “chi ha avuto ha avuto e chi ha dato ha dato, scurdammòce ‘o ppassato…” ricominceranno a pontificare? D’Albergo riporta, per l’appunto, in fondo all’articolo la dichiarazione di un “pontefice” dell’era Alemanno, Fabrizo Ghera di FI, dal 2008 al 2013 esimio assessore ai Lavori pubblici e Periferie di Roma Capitale con delega alla tutela della qualità dell’acqua e alla verifica degli indirizzi gestionali di Acea, il quale monita: “Non siano i cittadini a pagare i costi aggiuntivi di una manutenzione imprevista”. Imprevista (sic!). Non è difficile prevedere che seguiranno sulla stessa falsariga altri esponenti di diverso colore politico appartenenti alle cosche che hanno spogliato la città.
In trepida attesa di ritornare per completare l’opera.