

Dopo il successo di “Giù al Nord”, dal 13 marzo torna nelle sale italiane Dany Boon di nuovo regista e attore di un’altra commedia tutta da ridere. 107 minuti di pura, semplice e ingenua simpatia. Una simpatia di quelle che se ne vedono ormai ben poche, abituati all’idea che sia il “volgare” o il “ridicolo” a far ridere. E invece no. Dany Boon lo dimostra ancora una volta con una nuova commedia rocambolesca che vede protagonista Romain Faubert (intrepretato dallo stesso Boon) alla soglia dei 40 anni, single ma soprattutto spaventosamente ipocondriaco, “Supercondriaco”.
Forse anche a causa del suo mestiere, fotografo per un dizionario medico online, la patologia ha assunto sintomi talmente gravi da rendere il pover uomo un nevrotico asociale, costantemente in preda alle paure e schiavo di svenimenti istantanei davanti a chiunque o qualsiasi cosa non sia ben igenizzato. Il suo migliore, ed unico, amico non può che essere un dottore, Dimitri Zvenka (Kad Merad) che, un po’ per affetto, un po’ per dovere del mestiere, riesce in qualche modo a gestirlo.
Le stranezze e l’invadente presenza di Romain però iniziano a condizionare anche la vita matrimoniale di Dimitri e Norah (Judith El Zein), la moglie psicoanalista che con poche ma significative scene riesce a dare ritmo e qualche sprazzo di razionalità ad una storia che rischia costantemente di scivolare nell’irrazionale. Mosso, allora, da un’istinto di sopravvivenza matrimoniale, e anche personale, Dimitri è convinto che l’unica cura che possa guarire il malato immaginario, sia quella di trovargli la donna della sua vita. Solo l’amore può accettarti per quello che sei e solo per amore si può davvero cambiare.
Lo invita alle feste che organizza a casa, lo fa iscrivere ad un sito d’incontri, lo obbliga a fare sport, gli spiega come comportarsi con le donne e come conquistarle. Gli sforzi sono tutti vani, così opta per una terapia d’urto: un intero giorno a contatto diretto con immigrati bisognosi di cure mediche: “questi sono i problemi della vita!”. Anche questo tentativo però non sembra riuscire perfettamente. Si innesca però un taglio nuovo alla storia che inizia ad intrigarsi con altri generi, dal romantico all’azione mantenendo salda la vena ironica che fa da filo conduttore.
Il gioco di registri della seconda parte del film è tenuto in piedi da altri due grandi della cinematografia francese: Alice Pol che interpreta Anna, sorella di Dimitri impegnata in azioni umanitarie che con un aspetto un po’ naïf e la tenacia nel trovare il principe azzurro, diventa con i due protagonisti, la figura femminile portante di un trio irrefrenabile; e Jean-Yves Berteloot, il rivoluzionario Anton Miroslav, responsabile e risolutore delle intrigate vicende di Romain.
Un film che prende spunto dall’ipocondria, malattia che lo stesso regista conosce fin troppo bene riconoscendosi “maniaco delle autodiagnosi su Google”, affrontando subito molti altri temi come quello dell’identità, dei rapporti umani e del rapporto uomo-donna. “L’ipocondria – afferma Boon – non è un soggetto da commedia, perché genera idee e personaggi abbastanza negativi; si fa presto a metterla in scena. La mia idea era quella di rappresentare come voce una persona ipocondriaca, attraverso quello che hanno vissuto, ad esempio, mia moglie o, prima di lei, mia madre. Volevo mettere in scena le difficoltà umane e sociali che incontra una persona malata come Romain. (…) Insomma volevo vedere come un uomo ipocondriaco può riuscire a trovare l’amore, malgrado la propria nevrosi. (…) È un film sulla malattia ma al tempo stesso, anche sulla seduzione e sull’immagine che gli uomini danno di se stessi alle donne.”
Torna sul grande schermo la coppia francese che ha fatto divertire le sale di tutta Italia con il capolavoro di comicità “Giù al Nord”. Mettendo in scena tematiche importanti ma viste da una prospettiva di microcosmo, dell’uomo normale, qualunque, con realtà e autoironia, ha permesso a tutti di immedesimarsi almeno per un attimo, nei personaggi. Un binomio così ben amalgamato e complice che, parafrasando Merad, in alcune scene non c’è stato bisogno neppure del copione. “Avevo dimenticato quanto potesse essere bello recitare con Kad e quanto andiamo d’accordo. Kad è un attore straordinario; mi piace molto dirigerlo, ma anche torturarlo un po’. Fin dalle prime scene che abbiamo girato, ho sentito quella grande complicità che ci lega e che il pubblico percepisce”.
Un prodotto francese al cento per cento che con l’ironia e quell’autoironia cinica al punto giusto, permette al regista di mettere in scena “Franco Franchi e Ciccio Ingrassia” ai tempi delle commedie pirandelliane, davanti alla malattia, alla società, all’amore, ma anche alla morte, alla guerra e alla disperazione, tutto nello stesso film.”Ridere fa bene alla salute”.
Il Trailer: http://www.youtube.com/watch?v=WEHTnCvipJw#t=43
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