

Via Tiburtina è una delle strade principali della capitale.
Fu costruita nel 286 a.C. dal console Marco Valerio Massimo Potito.
Inizialmente avrebbe dovuto collegare Roma e Tibur (Tivoli), in seguito venne estesa arrivando fino agli attuali 151 km.
Solo qualche cenno storico per rendere bene l’idea della storia che si è “percorsa” su questa strada.
Oggi la situazione del tratto romano non è florido e ci riferiamo a quel tratto della via che va dal civico 770 al 321.
E’ qui, in questi 6 km, che si concentrano molti edifici occupati:
civico 770, edificio adiacente alla caserma Albanese Ruffo ed al centro commerciale Panorama,
il teatro Gerini, civico 1070, residence di proprietà dell’I.C.M.C spa (immobiliare), civico 1150, ex redazione de “La Stampa”, civico 1116 ex sede Tessilnord srl (biancheria intima, abbigliamento), civico 1231 ex sede Avis (autonoleggio), si prosegue con uno stabile di proprietà del Ministero dell’Economia e poco più avanti all’altezza dell’incrocio con via Sambuci dove troviamo degli edifici occupati di Finmeccanica.
A concludere (per ora) il tour delle occupazioni è il civico 1321 con un edificio dove prima vi erano degli uffici.
Gli occupanti sono di varia natura, dai rom a dei cittadini africani fino ad arrivare ai cittadini italiani.
Gesti coatti accompagnati a volte da striscioni affissi alle finestre che esplicitano frasi dal contenuto estremo.
A contorno di tutto ciò le tante sale bingo e sale slot sorte sulla via Tiburtina che sottolineano quello che denunciammo lo scorso agosto, ovvero “Roma è schiava del gioco” e detiene il primato di slot installate e dell’allarme ludopatia che si estende a macchia d’olio.
Ma non è finita qui. Quando il sole tramonta e la notte avanza la strada si rende protagonista di un vasto giro di prostituzione che, senza ombra di dubbio, porta ancora più degrado in un tratto già decisamente compromesso.
Questo è il quadro ad oggi della via Tiburtina dall’area semicentrale di Roma fin oltre il raccordo anulare, dove la sensazione di sicurezza nelle ore serali si fa sempre più flebile ed i vizi del gioco e della “lussuria” sono i primi da poter soddisfare.
Tenendo sempre a mente che degrado porta degrado, via Tiburtina ha bisogno di una netta inversione di “marcia” per tornare ad essere una strada decente, sicura ed all’altezza della sua importante storia.
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