

In un’intervista rilasciata al Sole 24 Ore, Rocca ha spiegato il percorso avviato nel Lazio per superare le criticità che da anni rallentano l’accesso alle cure
Un sistema complesso, con molteplici tasselli da rimettere al loro posto. È così che il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca descrive il nodo delle liste d’attesa, un tema centrale che, prima ancora del decreto Schillaci, la sua amministrazione ha deciso di affrontare con un cambio di passo deciso: un Cup unico regionale che coinvolge anche i privati accreditati, una mappatura del bisogno sanitario e l’esclusione dai contratti pubblici per chi non collabora.
In un’intervista rilasciata al Sole 24 Ore, Rocca ha spiegato il percorso avviato nel Lazio per superare le criticità che da anni rallentano l’accesso alle cure. «Le liste d’attesa non si risolvono con una misura isolata, ma leggendo l’intero territorio», afferma. «Per questo abbiamo anticipato il decreto nazionale e avviato il nostro Cup unico, integrando anche i centri privati. Chi non ha voluto condividere le proprie agende – ben 17 centri – si è visto non rinnovare il contratto».
Un messaggio chiaro anche per il governo: Rocca, pur difendendo l’autonomia delle Regioni, non esclude affatto un ruolo attivo da parte dello Stato centrale. «Il Servizio sanitario è universale e va garantito a tutti. Se un territorio è in difficoltà, è giusto che il governo nazionale intervenga. Personalmente – sottolinea – non ho mai avvertito ingerenze da parte del ministro Schillaci, ma è giusto che qualcuno faccia da arbitro».
Per Rocca, il cuore della riforma sta nella capacità di conoscere e monitorare ciò che accade. «Mettere soldi sulle liste d’attesa senza sapere dove intervenire equivale a gettarli in un buco nero. Noi invece diamo indicazioni precise e monitoriamo in tempo reale. Questo ci ha permesso di risultare tra i più performanti, ma non per caso: abbiamo cominciato da un’analisi del bisogno».
Un altro fronte critico è quello dell’inappropriatezza prescrittiva, in particolare da parte dei medici di famiglia: «Ogni anno, queste prescrizioni ci costano 76 milioni di euro. Serve un intervento netto, con linee guida chiare. La cattiva spesa nasce proprio da qui».
Anche sul fronte del personale Rocca rivendica i numeri: «Entro l’anno completeremo 14mila assunzioni, un incremento del 20% del personale sanitario. È un piano costruito sui dati reali della domanda. E a chi mi parla di agende chiuse rispondo che non può essere la soluzione: una volta impiegate tutte le risorse umane, i direttori generali devono cercare soluzioni, non bloccare gli appuntamenti».
L’obiettivo è chiaro: recuperare fiducia, riportare i cittadini nel sistema sanitario pubblico e ridurre l’afflusso verso il privato. «Man mano che le liste d’attesa si abbatteranno – conclude Rocca –torneranno anche coloro che oggi si rivolgono al privato puro. E così, passo dopo passo, la legge Schillaci dispiegherà appieno i suoi effetti, anche grazie al nostro Recup potenziato».
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