Società di Studi fiumani, il francobollo commemorativo dei 100 anni
La Società di Studi fiumani, nata ad agosto del 1923, raccolse l’eredità della vecchia Deputazione fiumana di Storia Patria, che era stata attiva sin dal 1909.
In occasione del centenario è stata presentata l’emissione celebrativa di Poste Italiane – su autorizzazione del ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso – del francobollo, a ricordo dei 100 anni di vita della Società e della sua rivista Fiume.
A Palazzo Piacentini, sede del Ministero, alla presenza del ministro Urso, lo storico Marino Micich, segretario generale della Società di Studi fiumani (rappresentata, in assenza del presidente Giovanni Stelli, indisposto, anche dal vicepresidente Roberto Serdoz e i consiglieri Niella Penso e Gianni Bulian), ha aperto la celebrazione ufficiale dei 100 anni di attività dell’associazione.
da sinistra a destra: Renato Cianfarani, Carlo Amedeo Giovanardi, Niella Penso, Roberto Menia, Marino Micich, Giovanni Bulian, Franco Papetti, Andor Brakus
«Un’attività – ha dichiarato Micich – che non s’interruppe neanche negli anni terribili della Seconda guerra mondiale, della successiva repressione e dell’esodo giuliano, istriano e dalmata. Mentre dopo l’esilio dei fiumani dal 1945 in poi (da Fiume partirono ben 38mila italiani, dopo che altri 2.500 erano già morti per le vicende belliche e nella tragedia delle Foibe; solo 3mila circa rimasero e costituiscono l’odierna Comunità degli italiani di Fiume).»
Il Museo-Achivio storico nel quartiere Giuliano-Dalmata
Nel 1960 – all’interno del Quartiere Giuliano-Dalmata di Roma (dal 1947 è la storica area di accoglimento dei profughi giuliani e dalmati nella Capitale) – fu possibile ricostituire formalmente la Società. Società che, nel tempo, ha tutelato la memoria collettiva di queste tragiche vicende, creando il Museo-Archivio storico di Fiume (tuttora presente in via Antonio Cippico, ndr). Già nel 1972, molto prima della legge 92 del 2004, istitutiva del 10 febbraio come Giorno del Ricordo delle Foibe, dell’esodo giuliano-dalmata e delle complesse vicende del confine orientale, il ministero della Pubblica istruzione lo definì sito di eccezionale valore storico-artistico.
Sin da subito, la Società di Studi fiumani ha avuto un approccio alla realtà di quelle terre in un’ottica prettamente culturale – quindi dal punto di vista anche naturalistico, ambientale, antropico – e non politico (nonostante le sollecitazioni da parte del regime fascista). Dal 1989, crollati i muri dell’Est europeo, ha precisato ancora Micich, la Società ha agito specialmente, con l’allora presidente Amleto Ballarini, a riprendere il dialogo culturale con tutte quelle terre, e anzitutto con le città d’origine degli esuli istriani, giuliani e dalmati. Quindi con il Comune di Rijeka-Fiume e con il Governo croato.
Fiumani italiani nel mondo
«Un risultato importante – ha ricordato Micich – è stato rappresentato dalla pubblicazione, già nel 2002, di un volume, edito dal Ministero per i Beni e le Attività culturali, sulle vittime italiane della repressione comunista a Fiume, frutto di una ricerca congiunta, condotta da noi e dall’Istituto croato di studi di Zagabria. Abbiamo, poi, rapporti stretti con l’Associazione Fiumani italiani nel mondo (già Libero Comune di Fiume in esilio), di cui attualmente è presidente Franco Papetti, mentre il vicepresidente è Andor Brakus.»
«Voglio ricordare, infine, – ha concluso Micich – che proprio grazie alla Società di Studi fiumani è stato possibile individuare nel 2018, a Castua/Kastav, i resti di Riccardo Gigante (1891-1945), politico, imprenditore, storico e giornalista nel solco dell’irredentismo novecentesco, sindaco di Fiume durante l’impresa dannunziana, poi podestà cittadino e, in ultimo, governatore della Provincia durante la Rsi, fucilato dai titini nel maggio del 1945. Resti poi tumulati solennemente, grazie a un accordo italo-croato, nel febbraio del 2020 al Vittoriale degli Italiani di Gardone Riviera, nel Mausoleo monumentale nei giardini della villa. È stato, con forte partecipazione popolare, un sincero omaggio non al nazionalismo, ma all’amor patrio e al senso dell’identità italiana.»
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