Bullismo, Cyberbullismo e Cinema per la Scuola a Pietralata
Settimana di presentazione di progetti culturali all’I.C. Perlasca. Presentati due progetti vinti dall’Istituto Comprensivo di via FabianiNella settimana di chiusura delle attività scolastiche annuali, mercoledì 7 giugno 2023 presso la sede di via Fabiani l’I.C. Perlasca ha presentato al territorio di Pietralata i prodotti risultanti da due progetti vinti a seguito di due bandi cui l’Istituto aveva partecipato, entrambi realizzati con un’ampia partecipazione della comunità territoriale, dai docenti agli alunni, dalle famiglie a molte realtà associative del territorio.
Progetto su bullismo e cyberbullismo
Per il primo progetto abbiamo incontrato la professoressa Rosalia Nevola, che insieme alla professoressa Maria Rocco è referente progetto del comune di Roma contro bullismo e cyberbullismo, dal titolo “Chi non fa da sé fa per te 2.0”.
La referente ci ha raccontato della partecipazione da parte della scuola al bando del comune di Roma due anni fa, con cui era prevista la realizzazione di un progetto biennale. Il primo anno (2022) è stato realizzato un murale in via Pomona – attività cui hanno aderito anche i bambini della primaria e che si trovano ora qui alle medie, con una continuità didattica ed ambientale – mentre per la seconda annualità (2023) era prevista la realizzazione di un cortometraggio. Il prodotto cinematografico realizzato ha avuto come titolo “Pensaci, Giako!” ed è stato realizzato dai ragazzi di piazza Sacco.
“Il corto che abbiamo realizzato pone l’accento su una parola fondamentale, la “lungimiranza”, ossia riflettere prima di agire” ha detto la professoressa Nevola “pensare alle conseguenze che si possono creare dopo un atteggiamento istintivo. Il protagonista è un ragazzo sfortunato, perché ha una famiglia alle spalle con un assetto di livello basso sia sociale che economico, in un quadro in cui il Covid ha fatto la sua parte, rendendo il padre -ex tossicodipendente- depresso”.
Nella stesura della sceneggiatura la professoressa, che è stata anche sceneggiatrice del corto, ci racconta di aver attinto anche a qualcosa che in parte c’è stata nella vita dei suoi studenti. Il protagonista è un cattivo “ma di quel tipo di cattivi che forse riusciamo anche un po’ a perdonare, perché ha alle spalle un background molto duro. La scuola in questo fa la sua parte, perché è vero avere lungimiranza, ma se poi si sbaglia come ci dobbiamo comportare?” ha aggiunto la sceneggiatrice.
La Nevola ci racconta anche di come nel corto la parte del legale sia interpretata da una vera avvocata, che nell’istituto ha fatto nei mesi scorsi dei corsi di prevenzione al bullismo e al cyberbullismo, perché la scuola – dando grande importanza a tale tema – ha creato proprio un programma ad hoc rivolto a docenti, alunni e famiglie.
Anche per quanto riguarda il rapporto tra istituzione scolastica e famiglie, la professoressa pone l’accento sul valore pratico educativo del progetto realizzato: “C’è stata la possibilità per la scuola di informare i ragazzi e fare da tramite, perché spesso i genitori da soli non riescono, magari perché hanno delle lacune che noi invece possiamo colmare attraverso l’informazione reale su quali sono i rischi.”
Dal punto di vista prettamente tecnico la professoressa ci dice di come sia stato realizzato un prodotto culturale “che non è tipico di tutte le scuole e che ha avuto dietro una grande macchina organizzativa, dalla sceneggiatura all’aiuto regia. Dietro la macchina da presa c’erano dei giovani professionisti esterni, cui va aggiunto e sottolineato il lavoro della professoressa di musica Giovanna Cianciullo, che ha curato la realizzazione di un concerto che ha fatto da colonna sonora al corto.”
La professoressa ha inoltre fatto ampio accenno alla prima parte del progetto biennale, ossia il murale realizzato presso il plesso di via Pomona. Anche in questo caso la ricaduta sugli alunni è stata molto alta, perché il professore di arte della scuola Carlo Esposito ha fornito ai ragazzi delle specifiche competenze per poter realizzare l’opera. Il tema dell’opera è un bambino seduto che implora un aiuto, con una pioggia di lettere, che simboleggia una pioggia di cattiveria che gli viene addosso, ma in una situazione in cui il bambino è coperto come da una cupola che tenta di proteggerlo. Il murale, creando un collegamento tra i due prodotti del progetto, viene inoltre ripreso anche nel corto, in una scena che vede la presenza insieme sia del bullo che del bullizzato, “a testimoniare la fragilità non solo del bullizzato ma anche del bullizzante, che forse nella vita è colui che veramente è il più fragile” ha spiegato.
Nel terminare la descrizione del progetto biennale, la professoressa Nevola ha tenuto a ricordare come tutti i colleghi hanno supportato la realizzazione del progetto a vario titolo, anche chi non era direttamente impegnato in prima persona. “Questo” ha aggiunto “costituisce un modello di scuola vincente, basata su una collaborazione e cooperazione tra tutti coloro che la vivono. Per questo posso dire che il Perlasca non è semplicemente una scuola, ma una vera e propria famiglia, all’apice della quale ricordiamo il lavoro della Preside Claudia Angelini, che ha supportato e voluto fortemente la realizzazione del progetto per sensibilizzare i giovani troppe volte superficiali.”
La professoressa ci ha salutato ricordando la morale che è alla base dell’idea attorno alla quale ha ruotato tutto l’impianto descrittivo del film, e che possiamo leggere anche come testo – di cui è autrice la sceneggiatrice stessa – che scorre alla fine del cortometraggio “Nessuno lascerà solitario il viaggio di Giako. La scuola diviene motore generoso e dona al nostro protagonista un riscatto dove può e dove deve”.
Al termine dell’iniziativa il consigliere del IV Municipio Ruggiero Piccolo, che ha patrocinato il progetto, ha dichiarato che “Bullismo e Cyberbullismo rappresentano una pratica di violenza che si realizza dentro e fuori dalle scuole e che rappresenta una delle prime manifestazioni di aggressività che entra nella vita e nella formazione dei più giovani. Per questo motivo la regione Lazio ha finanziato dei progetti di contrasto ad un fenomeno che ai consuma in giovane età ma che poi si trascina nella vita adulta caratterizzando la violenza come strumento di vita, anche nei rapporti privati, trasformandosi in alcuni casi purtroppo, negli episodi di cronaca che leggiamo sui giornali in riferimento alla violenza di genere e alla violenza nella coppia. Piccolo ha infine detto di aver avviato una raccolta firme per chiedere al ministero dell’istruzione di finanziare ed inserire nei programmi didattici delle scuole elementari e medie, un ora settimanale dedicata al contrasto della violenza di genere e della violenza familiare.
Progetto “Cinema per la scuola”
Il secondo progetto dal titolo “Cinema per la scuola – immagini per la scuola” emanato congiuntamente dal Ministero Istruzione e Merito (MIM) e Ministero della Cultura (MIC) ci viene presentato dalla professoressa Elisa Mennella, referente scientifico progetto, che ne ha curato la realizzazione insieme alla responsabile del progetto Daniela Bonanni.
“Siamo stati messi in contatto con un’equipe di giovani cineasti e con loro abbiamo preparato la partecipazione al bando” ha detto Mennella “che prevedeva la realizzazione di un mediometraggio sul quartiere, quindi nel nostro caso Pietralata, rivissuto con gli occhi e gli sguardi dei ragazzi, filtrato quindi dalle loro storie personali”. La professoressa Mennella ci spiega come il percorso sia stato molto particolare, perché il progetto – denominato “PietrAlata-excentriche visioni” – sia stato un po’ a cavallo tra la realtà e l’onirico e tramite esso i ragazzi hanno parlato del quartiere attraverso sé stessi, fornendo un ritratto soggettivo del quartiere. Fin dall’inizio gli esperti esterni hanno dato ai ragazzi dei rudimenti di cinematografia, ma avendo avuto a disposizione solo 25 incontri gran parte del lavoro è stato grandemente incentrato sull’obiettivo del progetto, ossia una sceneggiatura ed una partecipazione piena da parte dei ragazzi. Il tutto con la colonna sonora eseguita e coordinata dal professor Pino Capomolla, nell’ambito delle performance prodotte dalle sue classi terze.
Il film si intitola “PTR” ossia “Perdere Trovare Ritrovarsi”, un mediometraggio di circa un’ora che è stato proiettato nella mattinata di domenica 11 giugno presso il cinema Delle Province.
Grande risalto è stato dato alla questione della tempistica lungo la quale si è svolto il progetto. Il responso sulla vittoria del bando, infatti, è arrivato solo ad ottobre 2022 e quindi la realizzazione vera e propria non è potuta iniziare prima di novembre. Dal momento che il tutto doveva essere concluso per fine maggio, il tempo a disposizione ha previsto perciò un arco temporale di 7 mesi. “Dal momento che potevamo fare una sola lezione settimanale di due ore” ha detto la Mennella “questo ha comportato la possibilità di poter fare soli 25 incontri. Siamo quindi molto orgogliosi perché per noi ha costituito un grande risultato. È stato soprattutto un grande percorso di crescita per i ragazzi, uno slancio per il prossimo percorso futuro.”
La responsabile ha quindi tenuto a ringraziare tutti i soggetti che, a vario titolo, hanno contribuito alla realizzazione del progetto, a partire dalle due associazioni maggiormente coinvolte: “La Bandita” (associazione montatori, documentaristi e giovani cineasti) e “Archivio Riavvolte”. L’esperienza messa in campo per il progetto è stata quella di mutuare il lavoro dei giovani cineasti della prima con il grande lavoro di memoria collettiva della seconda. Grande rilevanza anche all’associazione “Liberi Nantes” che ha svolto un ruolo fondamentale, e con la quale si arriverà all’evento finale aperto al territorio nel prossimo mese di settembre, ed al Bibliopoint, che con la sua responsabile Lucia Megli ha contribuito alla buona riuscita. La professoressa ha tenuto infine a ringraziare anche il IV Municipio che ha fornito il patrocinio e che fin dall’inizio ha fatto sentire la sua vicinanza istituzionale.
“La straordinaria capacità dei cineasti” ha concluso la professoressa Menella “è stata quella di non instradare dall’alto i ragazzi nell’ambito della sceneggiatura e del cammino da intraprendere per arrivare all’obiettivo finale. Il percorso ha evidenziato con gli occhi dei ragazzi i luoghi per loro simbolo del quartiere e quelli che invece i ragazzi temono o che possono rappresentare delle paure.”
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