E la strada si apre…

Prima uscita scout per i ragazzi più grandi del Reparto Antares Gruppo Scout AGESCI del Roma 91 presso la parrocchia di San Bernardo di Chiaravalle di Centocelle

Mascherine, gel igienizzante e distanza di sicurezza questo è l’equipaggiamento ormai divenuto abituale quando si esce, ma se si esce in uniforme scout, se questa uscita è l’uscita attesa da tempo, per la quale ci si è preparati da tempo, allora l’equipaggiamento è più intimo: speranza, trepidazione, emozione, un pizzico di sana paura, ricordi e l’emozione di vivere finalmente di nuovo a contatto con la natura

Un paio di scarponi ai piedi, uno zaino sulle spalle, il materiale utile (dopo tanto anni lo zaino si fa da solo, almeno così dicono gli esperti) e la consapevolezza di sperimentarsi, di sfidarsi, di migliorarsi ed essere sempre pronti a fare del primo meglio.

Spesso chi non è scout chiede cosa si faccia agli scout. Non so mai rispondere, mi trovo in imbarazzo, sinceramente non so cosa si faccia, ma so cosa significhi esserlo: significa costruirsi con le proprie mani il futuro, significa fortificarsi attraverso esperienze pratiche di vita all’aria aperta, significa imparare a sconfiggere i propri draghi per essere parte di un grande gioco che mira ad aiutare i ragazzi ad essere protagonisti e non semplici distratti spettatori della loro vita e del loro tempo.

Un sabato mattina, presto, di fine estate, di un’estate particolare, un gruppo di adulti e di ragazzi pronti a rinunciare alle comodità per vivere un’esperienza di servizio per gli uni e di avvenuta gli altri.

Quei ragazzi che sono stati dipinti come incoscienti, non rispettosi degli altri e delle regole, dediti solo al divertimento.

Forse non sono tutti così; forse ci sono anche loro, quei ragazzi che comunque si divertono, hanno amici e partecipano alle feste, ma sanno cosa sia veramente importante, stanno imparando a capire dove orientare la mappa della loro vita e seguire la direzione giusta.

Li ho conosciuti da piccoli quei ragazzi, quando con orgoglio indossavano l’uniforme  e portavano il fazzolettone al collo; li ho incontrati di nuovo questa mattina, quei ragazzi, belli come solo i ragazzi possono essere, orgogliosi di indossare finalmente e di nuovo la loro uniforme, di portare finalmente e di nuovo quel fazzolettone al collo.

Li ho salutati con un pizzico di emozione, esploratori pronti a percorrere nuove strade, disponibili a mettersi in gioco, consapevoli di vivere un’avventura splendida.

Dopo questi mesi vissuti in in tempo sospeso è tornato il tempo di rimettersi gli scarponi ai piedi, di sentire lo zaino sulle spalle, di assaporare di nuovo la libertà del contatto con la natura, è tornato tempo di ricominciare ad essere protagonisti, in positivo e nel rispetto delle regole, del proprio tempo.

Buon sentiero ragazzi.

Buona strada fratelli.


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