

Dopo una lunga attesa, Roma ha finalmente un nuovo regolamento per la gestione delle pedane e dei tavolini all’aperto. Una svolta che evita un’ulteriore proroga decisa dal governo nazionale, ma che non ha trovato il favore dei residenti del centro storico.
Gli ultimi abitanti rimasti nel cuore della Capitale vedono con preoccupazione le nuove norme, temendo che la città diventi sempre più a misura di turista e sempre meno vivibile per chi ci abita.
Le criticità sollevate dai comitati e dalle associazioni riunite nella Rete per una Città Vivibile (Racv) sono almeno tre, e tutte mettono in discussione l’equilibrio tra attività commerciali e qualità della vita nel centro storico.
L’abolizione dei Piani di Massima Occupabilità
Fino ad oggi, i municipi avevano il potere di definire le aree occupabili da tavolini e pedane, regolando il rilascio delle autorizzazioni. Dal 2022, i Piani di Massima Occupabilità avevano bloccato le concessioni permanenti, mentre le attività commerciali potevano comunque usufruire delle OSP Covid (Occupazioni di Suolo Pubblico temporanee). Ora, con la loro abolizione, i residenti temono che le concessioni straordinarie diventino definitive, consolidando di fatto il caos generato durante la pandemia.
Anche gli hotel potranno occupare suolo pubblico
Finora, la possibilità di installare tavolini e pedane era riservata a locali che somministrano cibo e bevande. Il nuovo regolamento, invece, apre le porte anche alle attività alberghiere, che potranno quindi chiedere spazi all’aperto. Un altro colpo per chi già lamenta una città invasa dal turismo e sempre meno residenziale.
Nuovi criteri per stabilire la superficie occupabile
Finora, la dimensione dell’area su cui sistemare tavolini era calcolata in base alla vetrina del locale. Ora, invece, entrano in gioco anche altri elementi: bagni, cucine, spazi di lavorazione e altri locali interni. Questo calcolo porta, inevitabilmente, ad una superficie base più ampia rispetto a prima.
Il nuovo regolamento introduce una suddivisione in tre aree, che determinano quanto spazio possa essere richiesto per le OSP:
Il suburbio, dove si potrà occupare la superficie massima consentita.
La città storica, dove le superfici saranno ridotte.
Il sito UNESCO, suddiviso ulteriormente in sottozone, dove l’occupazione sarà ancora più limitata (solo 1/3 della superficie calcolata con il nuovo metodo).
Per i residenti del centro storico, però, anche questo limite è troppo permissivo.
I comitati cittadini hanno provato a far sentire la loro voce, ma senza successo.
“Abbiamo sottoposto le nostre osservazioni ai consiglieri comunali, ma non abbiamo ricevuto alcuna risposta né siamo stati invitati a incontri per discutere le modifiche”, spiega Nicola Barone, portavoce della Rete per una Città Vivibile.
Il timore è che il nuovo regolamento non faccia altro che trasformare le strade e le piazze in una distesa di tavolini e sedie, favorendo ancora una volta le attività commerciali a scapito di chi nel centro storico ci vive ancora.
Per molti, questa delibera è l’ennesima conferma di una città che sta cambiando volto: sempre più pensata per i turisti, sempre meno a misura di cittadino.
Le foto presenti su abitarearoma.it sono state in parte prese da Internet, e quindi valutate di pubblico dominio. Se i soggetti o gli autori avessero qualcosa in contrario alla pubblicazione, non avranno che da segnalarlo alla redazione che le rimuoverà.