Via degli Angeli chiusa da febbraio, ma ora la denuncia finisce in Procura

Dopo settimane di appelli caduti nel vuoto, Assotutela ha deciso di rivolgersi alla magistratura, depositando una denuncia-querela alla Procura della Repubblica di Roma

È una ferita che non si rimargina, una crepa che va oltre l’asfalto. Da quasi quattro mesi, via degli Angeli è un simbolo dell’abbandono e dell’impotenza amministrativa: una strada interrotta, una voragine aperta e centinaia di residenti ostaggio di disagi quotidiani. Ma ora, quella strada ha un’eco che arriva fino alle aule giudiziarie.

Dopo settimane di appelli caduti nel vuoto, Assotutela ha deciso di rivolgersi alla magistratura, depositando una denuncia-querela alla Procura della Repubblica di Roma.

L’obiettivo? Fare luce su ciò che definiscono «una gestione opaca, priva di trasparenza e potenzialmente pericolosa».

La vicenda parte da lontano, precisamente dal 10 febbraio scorso, quando la strada è stata chiusa nel tratto tra via degli Arvali e via dei Quintili, dopo il cedimento di una condotta idrica posta a otto metri di profondità.

Un danno infrastrutturale importante, che ha reso impraticabile una delle arterie più trafficate del V Municipio, mettendo in ginocchio la viabilità tra Torpignattara e il Quadraro.

Ma il tempo passa, e le transenne restano. I residenti parlano di disagi costanti: autobus deviati, commercianti penalizzati, e soprattutto un senso crescente di insicurezza. Cosa accade sotto i palazzi che si affacciano sulla strada chiusa? C’è il rischio che il cedimento si allarghi? Le domande si moltiplicano, le risposte no.

«Abbiamo deciso di agire – spiegano Michel Emi Maritato e Alessio Grossi di Assotutela – perché non è stato attivato nessun protocollo d’emergenza, non risultano perizie sugli edifici circostanti, e non c’è alcuna certezza sui tempi di intervento. È inaccettabile che l’unica misura adottata sia stata mettere delle transenne arrugginite».

Nel mirino finiscono Acea Ato 2, il Comune di Roma, l’assessorato municipale ai Lavori Pubblici e persino l’INPS, proprietaria di parte delle strutture interessate. «Da cinquant’anni quest’area è oggetto di ritardi e promesse mancate – prosegue la nota dell’associazioneIl Piano regolatore del ’72 già prevedeva interventi mai realizzati. Oggi siamo al punto di non ritorno».

E mentre le istituzioni si rimpallano competenze e responsabilità, la vita quotidiana dei cittadini resta bloccata. «La politica non può più nascondersi dietro i ritardi burocratici. Serve un intervento urgente, reale, trasparente», denunciano i promotori dell’azione legale.


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